DOC riconosciuta con DPR 20/09/1973 – GU 30/01/1974. Modifica con DM 30/11/2011 – GU 20/12/2011. DM 07/03/2014.
Zona di produzione: comprende l’arcipelago delle Isole Eolie o Lipari, in provincia di Messina.
Resa: max. 9 t/ha.
Vitigni: malvasia di Lipari max. 95%; corinto nero 5-8%.
Epoca migliore per il consumo: mediamente 2-5 anni.
| Vini | Alcol | Affinamento |
|---|---|---|
| DOLCE | 8+3.5 | |
| PASSITO o DOLCE NATURALE | 18 | 7 |
| LIQUOROSO | 16+4 | 6 |
La Malvasia delle Lipari è uno dei vini più antichi di Sicilia, già noto nel I secolo a.C., anche se la nascita della viticoltura nelle Eolie è molto più remota. Monete del IV secolo a.C. ritrovate a Lipari hanno l’immagine di un tralcio di vite, di un grappolo d’uva e del dio Efesto nell’atto di innalzare il Kantharos sacro a Dioniso.
Il vitigno malvasia fu importato nelle Lipari, secondo Diodoro Siculo, dai primi colonizzatori greci intorno al 588 a.C., ma studi più recenti sostengono che le prime barbatelle furono impiantate a Capo Gramignazzi a Salina, alla fine del XVII secolo.
Oggi, nelle Eolie vi sono circa 90 ettari coltivati a malvasia di Lipari – 46 dei quali DOC iscritti nell’Albo dei vigneti – e si producono 1000 ettolitri di vino all’anno, soprattutto della versione Passito e il 30% come Naturale e Liquoroso.
Le uve, da sempre, sono raccolte a completa maturazione o addirittura sovramature, e poi lasciate appassire al sole per 10-20 giorni su graticci. Dopo questo periodo l’uva viene passata al torchio a trave e si ricava un mosto molto ricco, fatto fermentare in piccole botti.
Il vino si presenta con uno straordinario impatto cromatico, un colore che sfuma dal giallo oro all’ambrato. Il profumo esprime eleganza, complessità ed è ricco di sentori salmastri, di rosmarino e albicocche, fichi secchi e frutta secca, buccia d’arancia candita e confettura di frutta a polpa gialla, cannella e miele di eucalipto e castagno. Il gusto è dolce, morbido, ben equilibrato da una gradevole sapidità e sfuma in una lunga persistenza aromatica. Un vino perfetto con i numerosi dolci della tradizione eoliana, nel periodo natalizio con i delicati nacatuli, a base di acqua di rose e mandorle, a Carnevale con i giggi immersi in vino cotto, e a Pasqua con le cassatedde, a base di fichi secchi, uva passa e marmellata.