DOC riconosciuta con DM 05/11/1994 – GU 12/11/1994. Modifica con DM 14/06/2001 – GU 17/07/2001. DM 21/03/2011 – GU 29/03/2011. DM 30/11/2011 – GU 20/12/2011. DM 19/12/2013. DM 07/03/2014. Già sottozona della DOC Bolgheri.
Zona di produzione: comprende parte del comune di Castagneto Carducci in provincia di Livorno.
Resa: max. 7 t/ha.
Vitigno: cabernet sauvignon min. 80%.
Titolo alcolometrico minimo: 12%.
Affinamento: minimo 26 mesi, di cui almeno 18 in botti di rovere di capacità non superiore a 225 litri.
Epoca migliore per il consumo: mediamente 6-10 anni, ma può essere anche più lunga.
Il Sassicaia è un vino che, ancora come ‘semplice vino tavola’, era entrato nel gotha enologico mondiale, a conferma che quello che conta è la qualità e non tanto l’appartenenza a una denominazione, che gli è stata comunque riconosciuta.
Il Sassicaia non ha un profondo retroterra storico o la nobiltà delle origini che possono vantare altri grandissimi vini e non è nemmeno prodotto in una zona tradizionalmente vocata. Nasce in Maremma, eppure nelle aste più importanti del mondo le sue bottiglie raggiungono cifre da capogiro.
Nell’immediato dopoguerra sono state impiantate le prime barbatelle di cabernet sauvignon, in una vallata circondata da colline che la riparano dal vento che proviene dal mare. Grande cura nel vigneto e severe potature per ridurre al minimo le rese hanno permesso di ottenere grappoli di qualità. E il vino era messo a maturare in barrique da 225 litri, allora così poco conosciute da noi.
I primi vini così prodotti, assaggiati da una ristretta cerchia di amici, veri intenditori, erano un po’ duri e scontrosi, forse anche a causa di una tecnica di vinificazione non ancora perfezionata. Ma si continuò a produrre, scegliendo per un secondo vigneto una zona ripida e sassosa nei pressi di Bolgheri chiamata, non casualmente, Sassicaia.
I tempi, forse, non erano ancora maturi per un vino con quelle caratteristiche, ma chi oggi ha in casa una bottiglia di quegli anni ha un piccolo tesoro.
Il millesimo che attirò l’attenzione degli estimatori e che iniziò a far parlare il mondo del Sassicaia fu il 1968, anno in cui si fissò la data ufficiale di nascita di un vino che in poco tempo ha recuperato decenni di storia, diventando un vero oggetto di culto.
Il colore è uno splendido rosso rubino con riflessi granato e anticipa un bouquet ampio e sofisticato, che svolge sentori di piccoli frutti rossi e peperone, vaniglia e macchia mediterranea. Morbido e caldo, accarezza il palato con la delicatezza vellutata di una struttura perfetta e di un tannino levigato. Un vino, il Sassicaia, che ha bisogno di tempo, durante l’evoluzione in barrique e poi in bottiglia, per smussare ogni minima asperità e per arrivare al perfetto equilibrio. E la sua armonia finale può essere eccezionale, una grande espressione di classe e longevità. Un abbinamento perfetto, per esempio, è quello con la faraona ai funghi porcini.