DOC riconosciuta con DPR 11/08/1968. Modifica con DM 27/09/2011 – GU 18/10/2011. DM 30/11/2011 – GU 20/12/2011. DM 07/03/2014.
Zona di produzione: comprende i comuni di Acireale, Aci Sant’Antonio, Belpasso, Biancavilla, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Mascali, Milo, Nicolosi, Paternò, Pedara, Piedimonte Etneo, Randazzo, Sant’Alfio, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea, tutti in provincia di Catania.
Etna Bianco Superiore: comprende il comune di Milo.
Sono previste 133 Menzioni geografiche aggiuntive.
Resa: max. 9 t/ha; 8 per la Riserva.
Epoca migliore per il consumo: Bianchi e Rosati mediamente 1-2 anni, Rossi 3-5.
Altre tipologie
Spumante: Bianco e Rosato, da Brut a Extra dry, ottenuto con rifermentazione in bottiglia e permanenza sui lieviti per almeno 18 mesi.
Riserva: Rosso, con titolo alcolometrico minimo di 13% e affinamento almeno di 12 mesi.
| Vini e vitigni | Alcol |
|---|---|
| BIANCO carricante min. 60%; catarratto bianco comune o lucido max. 40%; ammessi trebbiano toscano, minnella e altri max. 15% |
11.5 |
| BIANCO SUPERIORE carricante min. 80%; ammessi trebbiano toscano, minnella e altri max. 20% |
12 |
| ROSSO nerello mascalese min. 80%; nerello mantellato o nerello cappuccio max. 20%; ammessi altri, anche a bacca bianca, max. 10% |
12.5 |
| ROSATO stessi del Rosso |
12.5 |
| SPUMANTE nerello mascalese min. 60% |
11 |
Questa zona è dominata dall’imponenza dell’Etna, la cui potenza è ricordata in modo costante dalla colata lavica sulla quale generazioni di viticoltori hanno coltivato la vite su terrazze.
Anche il microclima è unico, con grandi sbalzi di temperatura, e il terreno è molto ricco di sali minerali.
Percorrere la Strada del vino dell’Etna è sicuramente il modo più originale per conoscere questa zona. I vigneti, fatto davvero straordinario, riescono a salire sul fianco del vulcano fino a 1200 metri.
I vitigni sono quelli tradizionali e in questa denominazione non si assiste al dilagare di quelli di importazione. Ma non è detto che sarà sempre così, perché importanti enologi stanno pensando di sfruttare la grande potenzialità del clima e della terra del vulcano più alto d’Europa, per la coltivazione di vitigni internazionali. E si pensa soprattutto al pinot nero, che già ora riesce a esprimersi in alcuni vini interessanti.
Carricante e catarratto bianco sono i vitigni a bacca bianca più diffusi e dai quali si ottengono vini di pronta beva, da abbinare, per esempio, con le sarde a beccafico.
Il catarratto bianco, in particolare, regala profumi delicati di pesca, zagara e gelsomino, oltre a una buona morbidezza sostenuta da una decisa acidità; proprio per questa sua caratteristica è spesso usato in uvaggio con vitigni che, al contrario, non sono in grado di offrire una sufficiente freschezza.
I vitigni autoctoni a bacca nera dominanti sono il nerello mascalese e il nerello cappuccio, originari delle pendici vulcaniche dell’Etna nella piana di Mascali.
Il nerello mascalese è presente con una varietà di popolazioni clonali eterogenee e la sua resa è fortemente condizionata dal versante del vulcano nel quale è coltivato. Il sistema di allevamento migliore è quello antichissimo ad alberello sostenuto dal tradizionale palo in castagno, con 6000-9000 ceppi/ettaro, anche se antichi vigneti arrivano a 14.000.
I nerelli danno vita a vini eleganti, dotati di buona freschezza e discreta struttura, spesso adatti anche a una buona evoluzione, grazie alla quale il bouquet si arricchisce di sentori che spaziano tra quelli di fiori appassiti e ciliegia, mora macerata e fungo, terra e grafite, spezie e tabacco. Vini ideali con carni rosse alla brace, fagiano al forno e formaggi stagionati.