DOC riconosciuta con DPR 03/12/1976 – GU 04/03/1977. Modifica con DM 30/11/2011 – GU 20/12/2011. DM 07/03/2014.
Zona di produzione: comprende il comune di Messina.
Resa: max. 10 t/ha.
Vitigni: nerello mascalese 45-60%; nerello cappuccio 15-30%; nocera 5-10%; ammessi nero d’Avola, gaglioppo e sangiovese max. 15%.
Titolo alcolometrico minimo: 12%.
Affinamento: minimo 12 mesi.
Epoca migliore per il consumo: mediamente 2-3 anni.
Anche Faro è un vino prodotto in una zona dalle origini antichissime, famosa per gli scambi commerciali già sotto i Fenici, situata sopra lo stretto di Messina, dove la vitivinicoltura risale all’Età micenea. Conferme di tutto questo arrivano da alcune monete trovate a Naxos e a Lipari, risalenti al VI-IV secolo a.C.
Il nome Faro pare derivare dall’antica popolazione greca dei Pharii, che colonizzarono gran parte delle colline messinesi dedicandosi anche alla coltivazione delle vigne, oppure più probabilmente da Punta Faro, o Capo Peloro, posta all’estremità dello stretto.
Alla fine dell’800 i vigneti occupavano 40.000 ettari, devastati poi dalla fillossera; nel 1985 si contavano solo 5700 ettari, scesi a 9 nel 2008.
I produttori che oggi si impegnano nella valorizzazione di questa denominazione, alcuni anni fa hanno scelto di non estirpare gli antichi vitigni locali per fare posto agli internazionali, ma di dare una forte spinta a un’anima locale non ancora del tutto espressa.
Il Faro si presenta con un colore rosso rubino vivace molto concentrato, un profumo di frutta matura a bacca rossa e nera, fino a note di confetture e spezie. Il gusto è disposto su una struttura calda, avvolgente e con tannini levigati, doti che lo rendono ideale in abbinamento con pollo alla cacciatora con melanzane, maialino dei Nebrodi alla brace, capretto alla messinese e formaggi stagionati.