DOC riconosciuta con DPR 13/01/1983 – GU 20/06/1983. Modifica con DM 30/11/1991 – GU 13/12/1991. DM 30/11/2011 – GU 20/12/2011. DM 07/03/2014.
Zona di produzione: comprende i comuni di Boscotrecase, San Sebastiano al Vesuvio, Trecase, e parte di quelli di Boscoreale, Cercola, Ercolano, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, San Giuseppe Vesuviano, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata e Torre del Greco, in provincia di Napoli.
Resa: max. 10 t/ha.
Epoca migliore per il consumo: Bianchi e Rosati mediamente 1 anno, Rossi 1-2.
Altra tipologia - La sottodenominazione Lacryma Christi del Vesuvio è ammessa e prodotta nelle tipologie Bianco, Rosso, Rosato, Spumante Bianco e Liquoroso Bianco, con una resa di uva in vino del 65% e un titolo alcolometrico minimo di 12%, che per il Liquoroso corrisponde al titolo alcolometrico volumico minimo naturale svolto.
| Vini e vitigni | Alcol |
|---|---|
| BIANCO coda di volpe min. 35%; verdeca max. 45%; ammessi falanghina e/o greco max. 20% |
11 |
| ROSSO piedirosso min. 50% e/o sciascinoso max. 30%; ammesso aglianico max. 20% |
10.5 |
| ROSATO stessi del Rosso |
10.5 |
I vini di questa zona sono in genere secchi e discretamente strutturati, senza particolare personalità, e i bianchi sono piuttosto ricchi di acidità.
I vini Lacryma Christi del Vesuvio sono i più conosciuti di questa denominazione, fama basata in passato sull’equivoco che fossero solo dolci.
In realtà, attualmente si produce il Lacryma Christi Spumante Dolce, elaborato da coda di volpe con il metodo Martinotti, di discreto livello qualitativo, da provare con crostate di frutta e pasticcini secchi.
Il Lacryma Christi Bianco, dotato di media struttura e freschezza, può essere abbinato con linguine ai frutti di mare, spaghetti alla chitarra e orata al cartoccio, mentre il Rosso si sposa bene con i paccheri di Gragnano con pomodorino fresco del Vesuvio, basilico e parmigiano reggiano, oppure con il pollo alla cacciatora.