DOC riconosciuta con DM 31/07/1993 – GU 12/08/1993. Modifica con DM 09/02/1994 – GU 21/02/1994 e successivi. DM 30/11/2011. GU 20/12/2011. DM 07/03/2014.
Zona di produzione: comprende i comuni di Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Cesa, Frignano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano e Villa Literno, in provincia di Caserta; Giugliano in Campania, Qualiano e Sant’Antimo, in quella di Napoli.
Resa: max. 12 t/ha.
Vitigno: asprinio min. 85%. In etichetta la denominazione Aversa può essere preceduta dal nome del vitigno.
Titolo alcolometrico minimo: 10.5%.
Epoca migliore per il consumo: mediamente 1 anno.
Altra tipologia - Spumante: ottenuto con asprinio al 100% e con titolo alcolometrico minimo di 11%.
Nel caso di impianti ad alberata aversana, bene ambientale e culturale della zona, la resa non può superare i 4 kg d’uva/mq di parete e 240 kg di uva/ceppo, con un numero massimo di 50 ceppi/ha. Per il vino DOC Aversa ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti ad alberata è obbligatoria la menzione aggiuntiva Alberata o Vigneti ad alberata.
La zona di produzione, situata nell’area dell’antica Liburia, è caratterizzata dalle viti maritate ai pioppi - che fanno da tutori -, che formano delle grandi barriere verdi e che raggiungono anche i 15 metri di altezza.
Qui si coltiva l’asprinio, un vitigno a bacca bianca che già nel nome presenta la sua peculiarità: un’acidità molto decisa, che rischia di essere un po’ aggressiva se non si opera in modo perfetto sia in vigna sia in cantina.
Il problema maggiore per i produttori di questi vini è dato dal fatto di non essere proprietari dei vigneti e di non poter quindi intervenire a monte per migliorare la qualità del prodotto, situazione ancora attuale ma meno accentuata negli ultimi anni.
Anche oggi il sistema di allevamento impiegato è l’alberata di origine etrusca che, oltre all’aspetto scenografico, rende difficili gli interventi di potatura nella parte alta delle viti.
Un solo produttore di una certa importanza alleva queste viti a sylvoz, con un maggior numero di ceppi/ettaro e con rese più basse, ottenendo un vino che forse non rispecchia più la ‘tipica’ e spiccatissima acidità, ma che è senza dubbio più gradevole proprio perché più morbido.
Lo Spumante elaborato con il metodo Martinotti è un prodotto di discreta qualità, ottimo al momento dell’aperitivo, mentre l’Asprinio non spumantizzato si può abbinare bene con insalate di mare, spaghetti ai ricci di mare, pizze, calzoni e la famosa mozzarella in carrozza.
Negli ultimi anni, segnali molto incoraggianti provengono anche dalla produzione di spumanti metodo Classico. La lunga maturazione sui lieviti attenua ulteriormente l’acidità, arricchisce il panorama olfattivo e gustativo, e rende questo vino ideale accanto a lasagnetta di mozzarella di bufala campana e gamberi crudi su salsa di fiori di zucca.
L’asprinio è impiegato anche per la produzione di un vino passito IGP Terre del Volturno – prodotto da un’unica azienda – che si ottiene con la sovramaturazione delle uve, la vinificazione nel mese di dicembre e una evoluzione di un anno in legno. Delicato e agile, si abbina egregiamente con pasticceria secca e formaggi stagionati.